La Curia di Bologna, proprietaria grazie a un lascito della Faac (vedi precedenti post), azienda che si occupa di automatismi e cancelli elettrici, ha deciso di delocalizzare in Bulgaria il polo produttivo di Grassobbio (Bergamo), lasciando a casa 50 persone.

“Abbiamo ricevuto un calcio nel sedere da chi predica carità”. La Faac è un’azienda con 20 milioni di euro di utili eppure ha deciso di chiudere lo stabilimento di Grassobbio lasciando senza lavoro una cinquantina di persone. La proprietaria è la Curia di Bologna, che ha deciso di trasferire parte della produzione in Bulgaria dove i costi sono inferiori rispetto all’Italia. Dopo mesi di trattative senza notizie positive, il grido di disperazione di operai e addetti è arrivato fino al palco della Bèrghem fest di Alzano Lombardo. Una decina di lavoratori si è rivolta al popolo della Lega Nord per chiedere aiuto. “Con la curia di Bologna come proprietaria pensavamo di non dover temere per il nostro futuro – spiega una donna -. Ci hanno lasciato a casa con un preavviso di due mesi per delocalizzare in Bulgaria. L’unico obiettivo è guadagnare di più. Ci ritroviamo su una strada senza più un lavoro e ci avevano garantito che avrebbero provveduto a ricollocarci”.

La lega Nord intanto cavalca la polemica “Quel che combinano certi vescovi sta sicuramente facendo incazzare il buon Dio”. Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, dal palco del Berghemfest di Alzano Lombardo (Bg), racconta in questi termini l’ennesima storia di delocalizzazione. E la usa per attaccare la Chiesa in risposta ai suoi ripetuti attacchi contro il Carroccio sul tema immigrazione: “Il vescovo di Bergamo invece che prendersela con noi, dovrebbe alzare il telefono e chiamare il suo collega bolognese per fargli presente quanto stia sbagliando”