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Lo studio sulla Sicurezza nel Retail 2017. Quanto ci costano i furti?

Lo studio sulla Sicurezza nel 2017 sviluppato da Crime&Tech, spin-off dell’Università Cattolica di Milano ha rilevato che le differenze inventariali registrate nel 2016 dal comparto sarebbero ammontate a 2,3 miliardi di euro. L’importo equivale al 1,1% del fatturato complessivo delle aziende ed è 32 volte superiore ai 70 milioni sottratti con furti e rapine a banche, uffici postali, tabaccherie e trasportatori di valori tutti insieme.

Le differenze, causate dai furti dei clienti (taccheggi), appropriazioni dei dipendenti e truffe dei fornitori, provocano
un maggior costo trasferito ai consumatori di 38 euro all’anno, che sale a 56 euro considerando anche le spese in misure di sicurezza che i retailer devono adottare per contenere il fenomeno (1,1 miliardi all’anno).

In sostanza, i furti subiti costano ad ogni consumatore, pur rimanendo sotto traccia, almeno quattro volte i sacchetti biodegradabili obbligatori dal 1° gennaio 2018, che tante polemiche hanno suscitato negli ultimi tempi.

Scarica lo studio in formato pdf

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Il fenomeno è finora sfuggito alle analisi in quanto la stragrande maggioranza delle differenze non viene denunciata
all’Autorità Giudiziaria perchè viene scoperta a posteriori facendo l’inventario del negozio. Se i responsabili sono invece colti in flagranza, il valore sottratto è molto spesso inferiore ai costi che i gestori del negozio
devono sostenere in termini di ore/uomo per raccogliere la documentazione, sporgere denuncia e testimoniare con esiti giudiziari che, di solito, non compensano in alcun modo il negoziante.

Il problema interessa tutte le categorie del commercio, se nemmeno più i farmacisti, diventati da tempo i bancomat
della piccola delinquenza, sporgono denuncia per rapina se l’episodio non è stato troppo cattivo, come ha ammesso con apprezzabile sincerità il rappresentante della categoria al Convegno “Stati Generali della Sicurezza” del 14 dicembre
scorso, organizzato da OSSIF per presentare il Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria 2017.

Sul fronte dei reati denunciati, invece, i rapporti più recenti evidenziano una diminuzione complessiva, soprattutto di
quelli predatori (rapine e furti) e di violenza (omicidi). In particolare, le rapine e i furti, il cui andamento viene monitorato puntualmente da OSSIF, sono diminuiti nel 2016 rispettivamente del 6,5% (32.798) e dell’8,3% (1.342.344)
con punte “eccellenti” per le rapine nel comparto bancario (-29,3%) e i furti in abitazione (-9,2%).

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Andamento che sembra confermato anche nel 2017: in attesa dei dati nazionali, la questura di Milano ha reso noto a Natale
che, nel capoluogo lombardo, i reati complessivi denunciati nell’anno appena terminato sono diminuiti del 6,2%, con le
rapine in banca più che dimezzate, scese da 41 a 19, e i furti in abitazione diminuiti del 21,78%, con poco più di seimila
casi (circa 460 ogni 100.000 abitanti).

In netta controtendenza, invece, i reati informatici denunciati, aumentati del 25,28% a dimostrazione che anche la “mala”
milanese ha cambiato pelle, passando dal crimine fisico a quello cyber ed aprendo un capitolo del tutto diverso in materia di prevenzione e di contrasto.
Ma la diminuzione dei reati predatori denunciati corrisponde ad una diminuzione dei reati effettivamente compiuti? Quante
sono le persone o le famiglie che, come quel farmacista, pensano che sia un’inutile perdita di tempo andare a denunciare il furto o l’aggressione se il danno e lo spavento subiti non sono stati troppo forti?
Forse, per risolvere la contraddizione dei reati denunciati che diminuiscono mentre aumenta l’insicurezza percepita
dalla gente, il mondo politico dovrebbe affrontare seriamente questo aspetto ed impegnarsi a cercare soluzioni per ridurre la tassa occulta dei reati non denunciati dai cittadini per sfiducia nei confronti delle istituzioni. Almeno in periodo pre-elettorale… (fonte: https://www.securindex.com/downloads/084590d83b3cf407689ddbc4234a1e85.pdf)