Le chiavi di San Pietro per aprire il Regno dei Cieli presto saranno sostituite da un telecomando Faac. La Curia di Bologna, alla quale il proprietario Michelangelo Manini ha lasciato in eredità il 66% delle azioni della multinazionale dei cancelli automatici, ne è diventata unica proprietaria.

La Faac diventa al 100% dell’arcidiocesi di Bologna

Quando fu aperto il testamento, nel 2102, tutti restarono a bocca aperta. Manini, infatti, aveva deciso di nominare la Curia di Bologna erede del suo impero di porte e cancelli automatici (al 66%). Cosa strana, visto che l’imprenditore non era nemmeno presente nel novero degli abituali benefattori della Chiesa.

La diocesi nell’esprimere la propria gratitudine spiegò in una nota che avrebbe utilizzato quei beni “così provvidenzialmente pervenutile […] alla prassi plurisecolare della sollecitudine verso le necessità della comunità umana, secondo il comandamento evangelico della carità“. Ah, la provvidenza!

Per essere sicuri di gestire al meglio quel colosso, l’arcidiocesi diretta dal cardinale Carlo Caffarra piazzò nel cda dell’azienda il loro economo, l’avvocato Andrea Moschetti, in qualità di presidente.

Il 66% (troppi 6 sono sempre mal visti in ambito religioso) si è trasformato in un 100% tondo tondo, grazie a un accordo con il quale si è sancito il divorzio consensuale, dopo 25 anni,  tra Somfy (il gruppo francese che deteneva il 34% delle azioni) e la Faac, rendendo la Curia unica proprietaria del capitale.

L’accordo vale in tutto 170 milioni di euro. Dopo la morte di Manini i francesi della Somfy avevano più volte cercato di inglobare l’azienda ma si sono sempre trovati di fronte il religioso rifiuto della Curia.

La multinazionale, che ha chiuso l’ultimo anno con ricavi pari a 330milioni di euro, 50 di margine operativo lordo e 100 milioni in cassa, va a gonfie vele. Niente niente che stanno pensando di sostituire i cancelli di tutte le chiese d’Italia?